Ma bando alle ciancie che il post è già lungo di suo!
Rituale
druidico passo dopo passo
È
necessario iniziare con una premessa: l’universo Neo-pagano basato
sulla cultura celtica è un mosaico di varianti tra le più
disparate.
Non volendo
fare un discorso complesso che mi porterebbe un bel po’ fuori dal
seminato (rendendo questo post lungo quanto una notte al Polo Nord),
mi limito a dire, in parole poverissime, che
a oggi esistono tre grosse branche distinte di pensiero in seno al
paganesimo di stampo celtico: la “Senistrognatana”, il
“Druidismo” e la “Keltriana”. I primi,
“ricostruzionistici”, danno più enfasi alla veridicità storica
e cercano di ricostruire quella che fu la vera religione degli
antichi Celti; i secondi, più eclettici, mirano a creare una
religione “ispirata” a quella degli antichi Celti, conservando
comunque al loro interno (con diversi gradi di sfumature) elementi
new age; la terza, onestamente, ancora non l’ho capita.
Ecco: la
branca nella quale mi muovo io è quella del Druidismo. Per essere
più specifici, mi rifaccio soprattutto al ramo probabilmente meno
“new age”: quello dell’ADF (Ár
nDraíocht
Féin). Perché? Vari motivi tra i quali il primo in assoluto
è che quello dell’ADF è l’unico sito (almeno, tra quelli da me
visitati) nel quale non devo per forza di cose pagare cifre
esorbitanti, quindi iscrivermi ufficialmente e di fatto aderire a
“scatola chiusa” alla loro associazione, prima di poter leggere
anche un solo rituale, o semplicemente trovare la solita pagina
“domande e risposte” così da capire se, in effetti, mi ritrovo
con il loro modo di pensare o meno. Il secondo motivo è che,
nonostante tutti i miei sforzi, non riesco proprio a semplificarmi la
vita e giustamente devo andare a pescare nel mazzo l’associazione
geograficamente più distante e organizzativamente più complessa.
Altra
piccolissima premessa: sto ancora studiando i vari e molteplici
articoli riguardanti i rituali, quindi probabilmente qualche piccolo
passaggio mi sarà sfuggito. Gli articoli, in inglese, sono
disponibili in blocco all’indirizzo http://www.adf.org/rituals/. Se
voleste darmi una mano o se aveste integrazioni o correzioni da fare
(ambito celtico, non “new age”, please) siete i benvenuti.
In
generale...
Come si
svolge un rituale druidico
Consacrazione
del tempo
In
parole povere, consiste nell’annunciare pubblicamente che il rito
può avere inizio. Ad esempio si possono usare le frasi: “Siamo qui
per onorare gli Dèi” e “Oh, Dèi, i quali poteri donano vita a
tutto ciò che respira, siate con noi in questo luogo”. Se è
possibile, si può anche suonare una campanella o anche, dopo la
frase di apertura, darci sotto con un po’ di musica (meglio se
tradizionale) per qualche minuto, tanto per “calarsi” meglio
nello stato mentale da “rito sacro”.
Consacrazione
dello spazio
Per
un luogo normalmente utilizzato per cerimonie religiose, tutto ciò
che serve è avanzare all’interno del boschetto con la chiara
intenzione di “attivare” la sacralità del luogo. Al contrario,
in un luogo normalmente vissuto come “mondano”, bisogna marcare
con chiarezza il perimetro dello spazio che si intende usare: lo si
può fare semplicemente camminando lungo tale perimetro oppure
marcandolo più fisicamente tramite paletti, pietre o un semplice
solco nel terreno. Ciò va fatto non solo per noi che dobbiamo
celebrare il rito o semplicemente per creare la corrispondenza con il
Cosmo ordinato, ma anche per far sapere alle entità estranee al rito
dove esattamente non
devono entrare. Al contrario di altre tradizioni Neo-pagane, infatti,
in un rituale druidico generalmente non si creano cerchi protettivi
per “tenere fuori” le energie indesiderate; piuttosto, si
preferisce chiedere cortesemente alle potenze del Caos di stare alla
larga, distraendole con una piccola offerta e facendo poi affidamento
sulla protezione offerta dai nostri Kindreds (Affini o anche Alleati)
in caso tali energie estranee (Outsiders, Outdwellers) decidessero di
interferire con il nostro rito. Inoltre, “tenere fuori” le
energie indesiderate significa anche “tenere dentro” le nostre
energie, il che è esattamente il contrario di ciò che vogliamo
ottenere. Un rito celtico, infatti, non è
un rituale magico nel senso comune del termine: non serve a creare o
a lanciare incantesimi per cui ci si aspettano gravi interferenze
esterne o per il quale serve concentrare la propria energia in un
luogo “chiuso”; piuttosto, serve a connettere il nostro mondo (il
Microcosmo) con l’Universo (Macrocosmo), far fluire l’energia
dell’uno nell’altro, ordinare il caos intrinseco dell’uno
secondo gli schemi dell’altro così da ottenere l’armonia tra i
Mondi.
Secondo
alcune interpretazioni, addirittura non vi è necessità di segnare i
confini dello spazio sacro e si ritiene che tale spazio finisca dove
finisce la luce del Fuoco centrale.
Altra
particolarità del rito druidico è il non chiamare
i Guardiani delle Torri Elementali come invece viene fatto da altri
Neopagani. Non è necessario ed ha poco senso in questo caso se si
pensa che i Celti, così come gli Indo-Europei, con ogni probabilità
non avevano una visione del Cosmo tipicamente Giudeo-Cristiana
(Terra, Acqua, Aria, Fuoco più Spirito) ma piuttosto tripartita
(Terra, Acqua, Cielo più Fuoco), dalla quale deriva la “famosa”
Triskell nonché l’immagine della Triplice Dea, non a caso comune a
tutte le religioni pagane Indo-Europee.
In
parole povere e per riassumere: lo spazio lo si consacra
delimitandolo chiaramente, con o senza ausili fisici quali pali di
legno, pietre etc., ma soprattutto volendolo.
Offerta
agli Estranei (Outsiders, Outdwellers)
Lo
spazio del rituale rappresenta il Mesocosmo: il punto di contatto tra
il Macrocosmo (l’Universo) e il Microcosmo (il nostro mondo); il
luogo in cui le forze ordinate del Cosmo interagiscono, grazie al
nostro intervento, in maniera più efficace con noi e con ciò che ci
circonda fisicamente. Di fatto, noi ricreiamo l’ordine del Cosmo su
un piano più vicino a noi: abbastanza vicino a noi da poterci
“entrare” senza per questo doverci astrarre e abbastanza vicino
agli Dèi, ai Sidhe e agli Antenati da consentire loro di
raggiungerci senza sconvolgere il nostro mondo fisico.
Pensato
dalle popolazioni Indo-Europee e rappresentato molto bene dall’Albero
nordico Yggdrasil, il Cosmo appare come una sorta di “bolla”
ordinata, circondata dalle incostanti forze del Caos.
Scientificamente parlando, con termini poco scientifici, lo ammetto,
il Big Bang, ovvero il momento in cui l’Universo ha iniziato ha
esistere, ha per primo generato un casino pazzesco di particelle
subatomiche di materia e antimateria in continua collisione che solo
dopo si è più o meno
ordinato in atomi, stelle, galassie eccetera.
Il
Caos precede l’Ordine. In questo senso, il Caos si arresta solo
dopo aver fatto Ordine. Per questo, in genere si preferisce prima
segnare i confini di tale Ordine, poi
chiedere agli Estranei di rispettarne i confini e solo dopo
connettere lo spazio sacro al Cosmo.
Nel
rispetto della visione cosmica, si pone un altare per gli Estranei
giusto fuori dal perimetro dello spazio sacro. E cosa si offre agli
Estranei per tenerli quieti? Ma una buona ubriacatura di birra,
ovviamente!
Meditazione:
armonia
Risolta
la questione territoriale con gli Estranei, in genere si passa alla
fase successiva: creare un’armonia mentale tra i partecipanti al
rito. Tale si ottiene attraverso una triplice meditazione.
Attraverso
la prima (“Centering”) il singolo partecipante trova il suo
centro all’interno del proprio corpo; la seconda (“Grounding”)
serve a connettersi con la Madre Terra; la terza (“Groupmind”)
serve a far sì che ogni individuo si sintonizzi sulla stessa
“lunghezza d’onda” degli altri membri del gruppo, sperimenti le
stesse emozioni e veda nella mente le stesse immagini. Tale si
ottiene non solo attraverso la meditazione individuale, ma anche (e
soprattutto) ricordando alla congregazione ciò che si ha in comune
(antenati, credenze, relazioni con il divino etc.), cantando in coro
o promuovendo altre attività capaci di creare un senso di unità che
permetterà la circolazione dell’energia psichica all’interno del
gruppo.
Essendo
una solitaria (non ho, purtroppo, un gruppo con cui effettuare i
riti), in genere cerco di connettermi con il resto del mondo oppure,
se in quel momento non ho proprio l’animo di pensare bene del mio
prossimo (e capita, non c’è nulla di male), piuttosto che mentire
agli Dèi, preferisco connettermi esclusivamente con la Natura.
Da
qualche parte, prima o dopo il raggiungimento dell’Armonia, non ho
capito bene quando (troppi controsensi, troppe idee discordanti nei
rituali letti, troppi silenzi negli articoli presi in esame), si
invoca la Madre Terra. In genere, lo faccio prima
della meditazione oppure in concomitanza con essa.
Sempre
da qualche parte (anche questo punto è poco chiaro) è utile
riordare ad alta voce per quale motivo si sta effettuando questo
rituale e quale divinità in particolare (e perché) verrà celebrata
in tale occasione.
Creazione
dell’Asse Verticale o Axis Mundi
Abbiamo
creato l’Armonia, siamo un’unica mente con un solo scopo, il Caos
è tranquillamente fuori dai nostri confini... è il momento di
creare il Mesocosmo. Come? Connettendo i nostri elementi simbolici
con quelli cosmici: dando potere al pozzo attraverso un’offerta di
argento, cristallo o altri oggetti lucenti lasciati cadere
direttamente dentro le sue acque; alimentando il fuoco (secondo
alcuni autori, addirittura accendendolo solo adesso, cosa che
sconsiglio vivamente: è scomodo, crea confusione e fa perdere un
sacco di tempo); lasciando cadere un po’ d’acqua del Pozzo (in
maiuscolo perché non è più un pozzo comune, ma IL
pozzo) nell’albero e lasciando che il fumo del Fuoco lo investa.
Da
questo momento in poi, siate aggraziati, ordinati e consapevoli,
perché tutto ciò che verrà fatto all’interno dello spazio sacro
avrà effetto sul Cosmo e sul mondo. Non per mettervi sotto
pressione!
Apertura
dei cancelli tra i Mondi: invocazione al Guardiano della Soglia
Dato
forma al piano, è necessario invitare i Kindreds a partecipare al
rituale. Per far giungere i Kindreds, però, si devono aprire i
cancelli tra i mondi. A questo scopo, si invoca il Guardiano della
Soglia (Gatekeeper). In molte occasioni viene chiamato a tale scopo
Oghma, ma si può anche optare per Manannan (che personalmente chiamo
nella versione gallese, ovvero “Manawydan”).
Il
mio primo rituale druidico “serio” prevedeva l’invocazione a
Cernunnos in qualità di Gatekeeper; da allora, uso chiamare sempre
Lui.
P.s.
Nota di pronuncia: Cernunnos = “Kernunos”.
Dopo
aver richiamato l’attenzione del Gatekeeper si passa all’apertura
vera e propria dei cancelli: ci si rivolge per prima cosa al Pozzo,
visualizzandolo come porta dell’Aldilà; di seguito al Fuoco,
visualizzandolo come porta del Cielo; infine, ci si rivolge
all’Albero, il quale rappresenta il luogo di passaggio e di
incrocio tra i mondi. Ovviamente non li si guarda e basta. Chiaro e
tondo, ho trovato scritto una sola volta questa frase: “make an
opening triskel over the Well/Fire/Tree”. Chiaro come una notte
senza luna mentre imperversa un temporale!
La
cosa più ovvia che mi è venuta in mente di fare è stata quella di
girare attorno al Pozzo/Fuoco/Albero tre volte in senso orario per
aprire e in senso
antiorario per chiudere.
Di
recente ho visto su Youtube un video dell’ADF dove viene mostrato
un semplice rito di offerta per solitari e ho notato che il
celebrante: 1) non apriva le porte una per una ma tutte e tre
insieme; 2) per aprire i cancelli formava tre cerchi orari a
mezz’aria, di fronte al viso, con le mani giunte, per poi aprire le
mani come a voler separare l’aria; 3) al contrario, per chiuderli
faceva gli stessi cerchi (o forse erano antiorari, giuro che non l’ho
capito) a mani aperte per poi congiungere i palmi. E probabilmente è
quel gesto che si intende per un “opening triskel” o un “closing
triskel”.
Invocazione
di Brighid
Prima e
unica volta (fino ad ora) in cui ho visto comparire questo punto in
particolare all’interno della “scaletta” è stata nell’articolo
firmato dal compianto Isaac Bonewits (che ora sto in parte traducendo e in parte riassumendo e in parte usando come spunto). Spiegazione del perché
bisognerebbe invocare Brighid? Per mantenere l’equilibrio. Avendo
al nostro fianco già una divinità maschile, è utile chiamarne una
femminile, e siccome Brighid, Signora dell’ispirazione, è la
patronessa dei Bardi... chi meglio di lei?
Purtroppo,
per il rito di Imbolc è un problema: essendo l’ospite d’onore,
Brighid viene in genere invocata più tardi.
Fortunatamente,
i rituali non sono “scolpiti su pietra” e possono essere
modificati.
Invocazione
dei Kindreds
È
la volta di dare il benvenuto ai nostri alleati. Per primi vengono
invocati, in genere, gli Antenati, e lo si fa rivolgendosi al Pozzo.
Per secondi ci si rivolge ai Sidhe (Spiriti della Natura),
fronteggiando l’Albero. In ultimo, rivolti al Sacro Fuoco, si
chiamano gli Dèi in generale.
Alcuni,
comunque, preferiscono chiamare prima i Sidhe, poi gli Antenati e
infine gli Dèi per mantenere il principio di: “fertiltà,
mortalità, divinità, trascendenza”.
Insieme
a ogni invocazione, si usa fare un’offerta: salvia per gli
antenati, olio per gli Dèi, mix di erbe per i Sidhe [a proposito, si pronuncia shiið].
In cambio delle offerte, chiediamo il loro aiuto per portare a
termine il rituale e, soprattutto, la loro benedizione.
Per
quanto riguarda l’invocazione agli Dèi, di norma si chiama un
pantheon in particolare, cercando però di non eccedere nel “numero
degli invitati”: ricordiamoci che le divinità sono decisamente
molto potenti, che ognuna di loro riverserà la sua benedizione (in
termini energetici) su di noi e che l’eccesso di energia più che
farci bene potrebbe stordirci o, per chi non è abituato, persino
farci collassare. Fate dunque un respiro bello profondo, apritevi il
più possibile e, se per caso praticate meditazione orientale o roba
simile, ricordate di darvi una lucidata ai chakra prima ancora di
iniziare il rito!
Chiamando
ogni gruppo di entità, dal centro si innalza in risposta un arco di
energia che fluisce all’interno della coppa (o del contenitore, se
il gruppo è grande) che contiene l’Acqua della Vita (così è chiamata,
“Waters of Life”, anche se sembra possa essere più che altro wiskey,
birra o idromele più che “acqua” vera e propria) la quale viene
di volta in volta passata tra i membri o, al limite, usata per
aspergere i partecipanti al rito.
Anche
qui, punti oscuri a non finire. Non è chiaro dove debba trovarsi la
coppa o il contenitore e da cosa sia davvero
composta questa “acqua” che non sembra essere acqua. Di norma, io
uso tenere in mano la coppa piena di birra e mi posiziono di volta in
volta accanto ad ogni elemento simbolico (il Pozzo quando chiamo gli
Antenati, l’Albero per i Sidhe, il Fuoco per gli Dèi) quindi la
svuoto per un terzo così da ripulirla al termine della triplice
invocazione.
Secondo
alcuni testi, si devono disporre dei contenitori per raccogliere le
offerte fatte all’Albero; secondo altri, tutte le offerte vanno
bruciate al Fuoco. C’è chi, invece, preferisce predisporre tre
altari differenti, ognuno dedicato ad un elemento (Acqua, Terra,
Cielo): in questo caso, l’invocazione agli Dèi va fatta all’altare
del Cielo.
Ah,
a proposito: ciò che è offerto è offerto e non va ripreso, quindi
attenzione ai doni che decidete di fare!
P.s.
Questa ultima disposizione, quella dei tre altari, l’ho “scoperta”
da poco e onestamente mi piace tanto che credo la adotterò per il
prossimo rituale. Già penso a tre altari ognuno con la sua ciotola
di rame pronta a bruciare le offerte. Non è carino?
Invocazione
della o delle divinità cui il rito è dedicato
Ogni
festività celtica è dedicata a un Dio o a una Dea o a una coppia o
a un piccolo gruppo di divinità: Imbolc è dedicata a Brighid;
Beltane è dedicata a Belenos e a Dôn (o più genericamente “al
Lord e alla Lady”); Lughnasad a Lleu Llaw Gyffes (anche chiamato in
irlandese Lugh); a Samhain si possono chiamare Morrigan, Arawn, Donn
(da non confondere con la Dea Dôn!) o anche Manawydan o persino
Arianrhod. Per quanto riguarda le altre quattro (Yule, Eostre, Litha,
Mabon) che celtiche non sembrano proprio essere, vi si possono
associare le più svariate divinità legate al sole o al raccolto.
(N.B. “Eostre” è anche il nome di una Dea germanica, mentre
“Mabon” o “Maponis” è il nome di una divinità celtica).
Richiamata
l’attenzione della divinità in questione le si deve immediatamente
offrire un sacrificio. Di che tipo? Qualunque cosa generi energia
psichica in grande quantità. Non essendo molto carino darsi a
un’orgia di sangue (è passato di moda ormai, fa troppo “vecchio
stile”) si ovvia in qualche altro modo: danze, canti,
rappresentazioni teatrali (in tema, per carità)... Si possono
offrire in sacrificio frutti di stagione, immagini votive, poesie...
soprattutto, si offre in sacrificio energia.
Non
per ripetermi o per farmi bestemmiare contro (come i ben pensanti si
affannano sempre a fare alla prima occasione), ma è a tale scopo che
gli antichi facevano sacrifici di sangue: per generare, in un colpo
solo, una grande quantità di energia psichica da offrire in dono
alla divinità. Non pensavate mica che gli Dèi, davvero, si
nutrissero di sangue! No: è l’energia l’elemento essenziale. E,
purtroppo, non ci sono molti modi per ottenere questo effetto, a
parte un’orgia di sesso o una meditazione prolungata fatta da un
santone tibetano. Si può comunque tentare (e agli Dèi va anche
bene) di creare abbastanza energia psichica tramite il puro
intendimento. Quindi, quando offrite un sacrificio, qualunque cosa
sia (poesia, canto, frutta, pezzi di legno, incenso, olio,
checchessia) non limitatevi a buttarlo nel fuoco pensando che verrà
letto, osservato, mangiato o roba simile. È ridicolo oltre che
inutile. Concentratevi, datevi agli Dèi come gli Dèi si daranno a
voi.
P.S.
Se avete optato per i tre altari (Terra, Cielo, Acqua) ricordate che
questa particolare offerta va presentata sempre e solo al Fuoco.
Divinazione
Dopo aver
presentato l’offerta alla divinità o alle divinità cui è
dedicato il rito, in genere si interroga il divinatore. La pressione
è tutta su di lui, adesso: con assoluta calma e precisione
millimetrica, dovrà interrogare i suoi oracoli favoriti (rune,
ogham, ossicini, vattelappesca) e dirci se la suddetta divinità ha
accettato o meno il sacrificio. Se la risposta è subito “sì” si
va avanti; se è “no”, bisogna ripetere i sacrifici e ritentare
la sorte. Al terzo “no” significa che la divinità, per ragioni
sconosciute, non è incline ad assisterci e dunque la cerimonia va
subito alla chiusura. Tanti auguri.
Meditazione
e ricezione della benedizione divina
O, in altri
termini: prendersi un minuto di tempo per: 1) riflettere sulle
proprie necessità personali; 2) riflettere sulle necessità del
gruppo; 3) indurre noi stessi in uno stato di ricezione.
Così come
accaduto in precedenza, anche adesso la benedizione della divinità
fluisce all’interno della coppa dell’Acqua (o idromele, o wiskey,
o birra...) che verrà passata poi di mano in mano per essere bevuta
dai partecipanti (in questo caso, l’aspersione non è un valido
sostituto).
L’energia
ricevuta sarà più forte e chiara rispetto alle precedenti (una vera
batosta, sotto certi aspetti); eseguendo una serie di esercizi di
respirazione particolari (fate yoga? Bene: mi avete capita) potrete
essere in grado di “riempirvi” di potere proveniente dagli Dèi
e, così facendo, ricevere tutto ciò che vi occorre in termini di
“guarigione, benedizione, potere, ispirazione”.
Attenti a
non strafare.
Affermazione
del successo
In due
parole, l’“affermazione del successo” significa dire ad alta
voce: “Ce l’abbiamo fatta, siamo benedetti”. Perché? Per
evitare, in primo luogo, di restare inutilmente in trepidante attesa;
in secondo luogo, serve a dire a noi stessi, al nostro inconscio,
“Abbiamo raggiunto l’obiettivo”. Tale frase, che sembra
insignificante, andrebbe invece detta persino ad alta voce, così da
permettere il processo successivo:
Recupero
Da quando si
è creato l’Axis Mundi, ci si è mossi in uno spazio “tra i
mondi”, a metà tra l’Universo e il mondo terreno. Adesso, è
necessario tornare con “i piedi per terra”. In pratica, si
riporta l’attenzione al mondo mortale con calma e senza troppa
fretta, ognuno portando con sé il ricordo di ciò che ha fatto,
percepito e ricevuto. È una fase delicata da non prendere alla
leggera: l’energia e il potere sperimentati danno alla testa e il
desiderio di restare in quella condizione beata potrebbe sopraffarvi!
Ringraziamento
alle divinità e ai Kindreds
In
previsione della chiusura dei Cancelli e del rito stesso, si
ringraziano le entità invocate e invitate partendo dall’ultima e
finendo con la prima. Si avranno così: la divinità o le divinità
cui era dedicato il rito; gli Dèi invitati come Kindreds; gli
Antenati; i Sidhe (o, per chi avesse chiamato prima gli Antenati e
poi i Sidhe, si salutano all’inverso), quindi, se chiamata, viene
salutata Brighid. Attenzione a non dire mai cose tipo “siete
congedati”! Gli Dèi, i Kindreds in generale non si congedano!
Non sono vostri servi e non lo saranno mai. Piuttosto, ringraziateli
e stop.
Salutando
il Gatekeeper, effettivamente i cancelli verranno chiusi, ma è una
buona idea chiedergli (o chiederle) di farlo.
Meditazione:
“decentramento”
Ovvero,
uscire da quello stato di armonia e sintonia assoluta nel quale vi
trovavate (si spera) dal momento in cui avete effettuato il
“Groupmind”. Inoltre, effettuando le tre meditazioni al rovescio
è anche possibile “scaricare” l’energia in eccesso.
Anche questa
fase, come quella del “recupero”, va presa con serietà e con
calma. Non vogliamo una massa di robot in uscita da un luogo di
culto, OK?
Libagione
e deconsacrazione
A questo
punto, ciò che avevate preparato come sacrificio “fisico”
(frutti, ortaggi, rami in fiore o altre cose tassativamente naturali
in grado di decomporsi senza inquinare) e non usato come sacrificio
(magari vi aspettavate un paio di “no” e invece è filato tutto
liscio come l’olio) va restituito alla Terra. Anche ciò che rimane
dell’Acqua della Vita (l’ultima benedetta dalla o dalle divinità
invocata/e per l’occasione) andrebbe versata al suolo o sul Fuoco.
Se avete pensato ad un banchetto post-rituale, potete decidere di
conservare un po’ di Acqua da mischiare a ciò che berrete (tanti
auguri ai cocktail!), ma non pensate di bere l’Acqua della Vita
solo per “non sprecarla”. Non è “spreco” ritornare l’Acqua
alla Terra o al Fuoco: è segno di amore, di rispetto, e dice
chiaramente che capite quando è il momento di smettere di prendere e
iniziare a dare.
Alla fine
del rito, salutati tutti gli ospiti e restituito ciò che era da
restituire alla Terra, lo spazio andrebbe deconsacrato (tranne se non
sieta tanto fortunati da possedere uno spazio che sicuramente potrà
rimanere sacro e incontaminato) per 1) evitare che estranei vi
incappino accidentalmente o volutamente e, sempre accidentalmente o
volutamente si “leghino” all’energia di un membro del gruppo o
del gruppo in generale; 2) per evitare di preoccuparvi dei
fondamentalisti tanto irrispettosi da decidere di commettere
sacrilegi nel vostro spazio sacro; 3) dire ancora una volta al vostro
subconscio che dovete tornare nuovamente al “mondo reale”.
Ricordatevi
di spegnere ben bene il fuoco se eravate all’aperto e di ripulire
alla perfezione la zona (non lasciate monnezza!!), raccogliete gli
strumenti rituali e, se avete commenti da fare, limitatevi a quelli
positivi per il momento. Le critiche possono aspettare una giornata
intera, giusto per non “sgonfiare” l’umore di tutti i presenti
così a caldo.
L’importanza
della gioia
Ad
ogni modo, qualunque cosa facciate, ricordatevi questo: un rituale è
una cosa seria, è vero, ma non è tanto seria da dover risultare un
dramma o da dover essere eseguita con meccanica efficienza. La gioia
è importante. Sbagliate qualcosa? Fregatevene, in quel momento, non
fatene un dramma. Lasciatevi prendere dal ritmo e se, durante il
rito, sentite la voglia di darvi alla danza, fatelo: è l’ispirazione
divina, usatela! Certo, evitiamo le buffonate. Misura, tecnicismo,
gioia del fare, del dare e del ricevere. Alla fine, sappiatelo: gli
Dèi saranno lì a guardarvi, dunque date loro un bello spettacolo da
osservare!
Buona
parte del testo tratto da
http://www.adf.org/rituals/explanations/stepbystep.html from Isaac Bonewits
Spero
sia riuscita a spiegarmi abbastanza chiaramente.
Chiedo
ancora scusa per questo ritardo e, postato questo articolo, mi getto
subito sul prossimo che tratterà la scelta e l’allestimento del
luogo rituale nonché il perché si effettua un rituale. “E il
rituale???” chiederete voi. Lo so, lo so, sono imperdonabile. Che
poi, onestamente, avevo detto che avrei festeggiato il 4 febbraio?
Sì? Beh, ci ho ripensato. Perché? Questione di lune. Spiego meglio
dopo, che già sto post è un romanzo!
Alla
prossima,
B.B.
/|\
Lex
sempre un piacere leggerti anke in questi termini "poco noti"! solo un paio di annotazioni se nn ti disturba:
RispondiElimina1 la finisci di iniziare cn una rikiesta di perdono? fa specie :)
2 interessante l'idea "sientifica" del "casino pazzesco" del big bang! in effetti,lo sai,senza il kaos la gravità non avrebbe potuto aggregare la materia xkè tutte le particelle sarebbero state attratte le une alle altre con uguale intensità,xciò..sì, ci sta (velo pietoso sul resto XD)
3 cm rappresentante del succitato "kaos" ringrazio x le gentilezze (faccio parte della zona "caos",no?)
4 se nn ho capito male lo scopo sarebbe "ricreare il cosmo" (tutto il discorso del big bang,il caos,l'ordine,prima e dopo..),ok? be',scusa,ma l'idea di segnare prima i confini,poi andare a kiedere al caos di stare fuori e poi creare il mesocosmo non mi convince molto. come prima tappa, il "tempo" è perfetto...se lo intendi come "intenzione di..". il "tempo" in sè dovresti saperlo è una curvatura dello spaziotempo causata da un campo gravitazionale quindi no massa (quindi mondo già fatto e finito) no tempo! come seconda tappa,dopo l'intenzione verrebbe l'emanazione...o più appropriatamente il "BOOM!" (tanto x rifarmi alla tua splendida immagine!); all'emanazione segue l'ordinamento del caos (cabala:il ritiro e la kreazione del vuoto) e quindi l'aggregazione della materia in "mondo". quindi scusa ma io direi:prima il tempo,poi gli estranei,poi lo spazio.
5 ubriacatura di birra??? e invitami!! (LOL)
6 axis mundi,ovvero il mesocosmo...non ti ricorda la parola "dimensione"? e com'era "tempo,spazio,dimensione".ok,vekkia cantilena,xò mi viene da dire l'axis mundi subito dopo lo spazio.
7 la questione della madre terra e dell'armonia.secondo me dipende da come vuoi interpretare la cosa. a) stile tolkeniano del silmarillion in cui il canto comune degli ainur di fatto crea il mondo,porta il momento "armonia" prima dello spazio, se si vuole "creare" l'intera creazione ovviamente inclusa la terra. b) stile "agisco come collettività" allora dove capita ma io sarei per metterlo prima dell'invokazione alla terra. la madre terra la invokerei ovviamente dopo l'axis mundi (siamo a tempo,spazio,dimensione (axis mundi), (armonia?) terra...sarò il kaos impersonato ma a mio avviso mi pare più sensato u.u)
8 non si gira mai in senso antiorario!!
9 contesto il "non carino". troppo perbenista,non mi piace in generale e peggio ankora da parte tua u.u direi piuttosto "inutile" dato ke appunto si può ottenere lo stesso rilascio di energia con un orgasmo. LaVey insegna.. u.u
10 la "questione delle lune"?? sarebbe a dire?
aspetto il prossimo con impazienza xkè voglio proprio capire il xkè del pozzo eccetera anke se già me lo immagino..
un bacissimo!!